venerdì 24 novembre 2023

IL GIALLO DEL FUMETTO NERO

5_IL GIALLO DEL FUMETTO NERO di Nik Guerra.

A Lucca Comics c’è un appuntamento la cui consuetudine rischia di mascherarne l’eccezionalità: Nik Guerra, con puntualità disarmante, presenta, ad ogni edizione del festival, un nuovo libro. Disarmante per una serie di motivi: innanzitutto per la qualità che l’autore toscano profonde nelle sue tavole, pari unicamente all’impegno che traspare evidente dal suo lavoro. Guerra non è, infatti, artista da “genio e sregolatezza” ma, semmai –proprio come i più grandi– “genio e rigore”. Il rigore che si impone e gli consente di arrivare, come si diceva, puntuale ad ogni nuova edizione del comics lucchese con una nuova perla. Ed è il caso di riassumere un po’, questa clamorosa progressione negli anni, in parte per creare suspense intorno al nuovo titolo, ma soprattutto perché si tratta di una carrellata eccezionale. Dal 2010, anno di presentazione di La Femme en Noir, sorta di retrospettiva che faceva il punto sulla sua capacità artistica, la produttività, qualitativa e quantitativa, di Guerra è stata sbalorditiva. 2012: esce il clamoroso Nero Fatale, 66 pagine scritte, sceneggiate e, soprattutto, illustrate, interamente dall’autore toscano. Nel 2013 è la volta di Dark Divas, elegante galleria di pin-ups; poi, con i testi di Cristina You-Bad-Girl, vedono la luce, nel 2014, Cocò, nell’arte, nel respiro e, nel 2015, Amara, Vervelia e Cripzia, storie brevi di bellissime zombies. L’anno successivo, il 2016, Guerra torna anche ai testi per una nuova, lunghissima, storia: Dossier Magenta, ben 72 pagine! Ma non c’è tempo per riposarsi, per l’autore toscano, perché nel 2017 è di nuovo in coppia con Cristina You-Bad-Girl per Cocò, dell’arte il desiderio, un altro corposo volume. Le illustrazioni tornano di nuovo protagoniste nel lussuoso tomo 130 Pin-Ups, e siamo al 2018, mentre nel 2019 esce Sensualmente zombie, sempre con i testi di Cristina. Il covid-19 riesce in quello in cui nessuno era riuscito finora, ovvero fermare la febbricitante attività di Nik Guerra, e così si passa al 2022, dove, ad attenderci, c’è però lo stupefacente 13, con l’ausilio di tredici, appunto, sceneggiatori. Ora, l’enfasi messa sulla prolificità di Guerra potrebbe sembrare esagerata, considerato che ci sono fumetti che fanno della puntualità mensile la loro forza. Ma vanno fatte una serie di precisazioni che definiscono quell’eccezionalità del lavoro di Nik Guerra accennate in apertura e non ancora approfondite. Innanzitutto va considerato che l’autore toscano fa tutto, quasi, da solo, dove quel ‘quasi’, a parte le recenti collaborazioni, è legato al supporto di Cristina You-Bad-Girl. La “ragazzaccia”, questo il significato del suo nickname, oltre a sceneggiare e creare alcuni personaggi, è certamente un riferimento per Nik, che può sempre contare sul suo contributo. Tuttavia, l’impresa a cui si sottopone costantemente Nik Guerra è mostruosa: disegna, inchiostra, illustra, scrive, idea, produce fumetti, quadri, copertine di dischi, calendari, e, a Lucca, si presenta con uno stand, naturalmente insieme a Cristina, piccolo, forse, ma che sbaraglia, per qualità esposta per centimetro quadrato, qualunque altro, Panini, Bonelli e compagnia, compresi. Ogni anno, poi, come documentato poc’anzi, nello stand si può trovare una sua nuova fatica, nome quanto mai azzeccato visto che Guerra deve sudarsele, quelle sue splendide tavole, perché ha sempre la scadenza di ottobre da rispettare per portare poi il libro in fiera. Va da sé che, ogni anno, ci si trova a scrivere qualche doverosa nota di apprezzamento, per tanto talento e dedizione al lavoro e, allora, potrebbe venir da chiedersi perché si è scelto proprio questa occasione per fare al contempo un breve riassunto sulla sua opera nel corso degli anni. Forse che il nuovo lavoro di Guerra è meno riuscito e, quasi a mo’ di giustificazione, si metta l’accento sul fieno già messo in cascina? Esattamente il contrario. Il Giallo del fumetto Nero è, infatti, talmente stupefacente che occorreva sottolineare come fosse davvero eccezionale e, per farlo, era necessario ricordare il suo background. Infatti, Guerra, soprattutto dopo 13, ennesimo capolavoro che la presenza di tanti personaggi e autori rende particolarmente importante, avrebbe potuto prendersi un’annata di rendita. Magari un volume di Pin-Ups, sempre apprezzabile, sia chiaro, ma meno impegnativo dal punto di vista del coordinamento con gli sceneggiatori o cose di questo tipo. Invece Il Giallo del fumetto Nero si presenta con ben due trovate geniali che rendono assolutamente eccezionale anche questa nuova uscita. Due, e non una, a testimonianza di come Guerra sia un autore che non si risparmia mai ma, tutto quello che ha, lo mette nelle sue opere, senza speculazioni. La prima idea geniale che troviamo nel nuovo lavoro di Guerra è l’uso dei fogli di colore giallo. L’impatto delle tavole è notevole, il nero spicca come al solito mentre l’uso delle sfumature di bianco permette di ottenere una sorta di effetto mezzatinta che il giallo dello sfondo mantiene però sempre acceso, adeguato supporto al testo raccontato. I disegni sono, come al solito, strepitosi, la natura del racconto permette anche stavolta, come già nei precedenti e in 13 in particolare, numerose pin-ups con i vari eroi e, ovviamente, eroine, che Guerra interpreta da par suo. Indimenticabili, tra le altre, Venus, Venus e ancora Venus –ehm, scusate l’entusiasmo– e poi Satanik, Zakimort, mentre Kriminal e Diabolik –bellissima la sua doppia pagina dedicata a Milano– meritano una nota speciale tra gli eroi maschili. Non manca Magenta, che è protagonista della storia di finzione che si snoda tra le splash-pages dei personaggi neri dell’epoca a cui è dedicato il libro; l’eroina più cool del terzo millennio mette a referto anche stavolta alcune pose memorabili. C’è spazio anche per Lucrezia, in particolare stato di grazia, anche perché la troviamo nel suo habitat naturale, il palco di un night-club. Da segnalare, sempre dal punto di vista grafico, la pagina iniziale che introduce la vicenda, con i manifesti cinematografici che ambientano la storia negli anni Sessanta, con l’indimenticabile Anita Ekberg in bella evidenza.
Ma, come accennato, le idee geniali ne Il Giallo del fumetto Nero sono almeno due e la seconda di queste è il genere del racconto. Il fumetto, come media, ha oltre cent’anni e, se guardiamo alla produzione odierna, sembrerebbe davvero che le possibilità narrative siano pressocché esaurite. Uscite originali ce ne sono sempre meno e si potrebbe azzardare che il fumetto, almeno in Italia, sopravviva solo con le ristampe e le riproposizioni, anche se spesso questi volumi vengono comprati per collezionismo e non per lettura e fruizione vera e propria. La cosa non è triste, sia chiaro, perché non c’è niente di male nell’alimentare la nostalgia per un passato che ormai non esiste più, quello dell’età dell’oro del fumetto italiano, dal dopoguerra alla fine degli anni Settanta del XX secolo. Anche Guerra non sfugge a questa tendenza –già intuibile in passato nel suo approccio metalinguistico, evidente in Dossier Magenta, ad esempio– con la differenza che l’autore toscano riesce da un lato ad attualizzarla, esplorando vie, quelle del fetish, quasi inedite in Italia –e nemmeno esaurite anche se ci poniamo a livello mondiale– mentre in questa circostanza ha come ulteriore spunto geniale la brillante intuizione di utilizzare la docufiction – anzi, la docu-graphic-novel per essere precisi– per alimentare in modo legittimo e onesto la malinconia per il passato. Più moderno di una mera ristampa, più avvincente di un saggio divulgativo. Ma c’è di più. Il tributo ai personaggi dell’epoca d’oro del fumetto nero italiano è così pienamente convincente soprattutto perché dalla matita dell’autore toscano escono immagini inedite e nuove, frutto di un talento, di una passione e di una dedizione, sconosciute alla maggior parte dei personaggi rivisitati. In un panorama che raschia il barile dei ricordi per cercare di vendere qualcosa, Nik Guerra è quasi un mago: prende il passato, lo nobilita con la sua arte, e, attraverso l’utilizzo della docufiction, lo riattualizza. Che poi, pensando alla magia che si respira nel suo stand, alimentata dalla sua arte ma anche dalle oniriche creazioni di Cristina, vera Signora delle Arti Mistiche, si può togliere tranquillamente il ‘quasi’.