5_IL GIALLO DEL FUMETTO NERO di Nik Guerra.
A Lucca Comics c’è un appuntamento la cui
consuetudine rischia di mascherarne l’eccezionalità: Nik Guerra, con puntualità
disarmante, presenta, ad ogni edizione del festival, un nuovo libro. Disarmante
per una serie di motivi: innanzitutto per la qualità che l’autore toscano profonde
nelle sue tavole, pari unicamente all’impegno che traspare evidente dal suo
lavoro. Guerra non è, infatti, artista da “genio e sregolatezza” ma, semmai –proprio
come i più grandi– “genio e rigore”. Il rigore che si impone e gli consente di
arrivare, come si diceva, puntuale ad ogni nuova edizione del comics lucchese
con una nuova perla. Ed è il caso di riassumere un po’, questa clamorosa
progressione negli anni, in parte per creare suspense intorno al nuovo titolo,
ma soprattutto perché si tratta di una carrellata eccezionale. Dal 2010, anno
di presentazione di La Femme en Noir, sorta di retrospettiva che faceva
il punto sulla sua capacità artistica, la produttività, qualitativa e quantitativa,
di Guerra è stata sbalorditiva. 2012: esce il clamoroso Nero Fatale, 66
pagine scritte, sceneggiate e, soprattutto, illustrate, interamente dall’autore
toscano. Nel 2013 è la volta di Dark Divas, elegante galleria di pin-ups;
poi, con i testi di Cristina You-Bad-Girl, vedono la luce, nel 2014, Cocò,
nell’arte, nel respiro e, nel 2015, Amara, Vervelia e Cripzia, storie
brevi di bellissime zombies. L’anno successivo, il 2016, Guerra torna anche
ai testi per una nuova, lunghissima, storia: Dossier Magenta, ben 72
pagine! Ma non c’è tempo per riposarsi, per l’autore toscano, perché nel 2017 è
di nuovo in coppia con Cristina You-Bad-Girl per
Cocò, dell’arte il desiderio, un altro corposo volume. Le illustrazioni
tornano di nuovo protagoniste nel lussuoso tomo 130 Pin-Ups, e siamo al
2018, mentre nel 2019 esce Sensualmente zombie, sempre con i testi di Cristina.
Il covid-19 riesce in quello in cui nessuno era riuscito finora, ovvero fermare
la febbricitante attività di Nik Guerra, e così si passa al 2022, dove, ad
attenderci, c’è però lo stupefacente 13, con l’ausilio di tredici,
appunto, sceneggiatori. Ora, l’enfasi messa sulla prolificità di Guerra
potrebbe sembrare esagerata, considerato che ci sono fumetti che fanno della
puntualità mensile la loro forza. Ma vanno fatte una serie di precisazioni che
definiscono quell’eccezionalità del lavoro di Nik Guerra accennate in apertura
e non ancora approfondite. Innanzitutto va considerato che l’autore toscano fa
tutto, quasi, da solo, dove quel ‘quasi’, a parte le recenti collaborazioni, è
legato al supporto di Cristina You-Bad-Girl. La “ragazzaccia”, questo il
significato del suo nickname, oltre a sceneggiare e creare alcuni personaggi, è
certamente un riferimento per Nik, che può sempre contare sul suo contributo.
Tuttavia, l’impresa a cui si sottopone costantemente Nik Guerra è mostruosa: disegna,
inchiostra, illustra, scrive, idea, produce fumetti, quadri, copertine di dischi,
calendari, e, a Lucca, si presenta con uno stand, naturalmente insieme a
Cristina, piccolo, forse, ma che sbaraglia, per qualità esposta per centimetro quadrato,
qualunque altro, Panini, Bonelli e compagnia, compresi. Ogni anno, poi, come
documentato poc’anzi, nello stand si può trovare una sua nuova fatica, nome
quanto mai azzeccato visto che Guerra deve sudarsele, quelle sue splendide
tavole, perché ha sempre la scadenza di ottobre da rispettare per portare poi il
libro in fiera. Va da sé che, ogni anno, ci si trova a scrivere qualche doverosa
nota di apprezzamento, per tanto talento e dedizione al lavoro e, allora, potrebbe
venir da chiedersi perché si è scelto proprio questa occasione per fare al
contempo un breve riassunto sulla sua opera nel corso degli anni. Forse che il
nuovo lavoro di Guerra è meno riuscito e, quasi a mo’ di giustificazione, si metta
l’accento sul fieno già messo in cascina? Esattamente il contrario. Il Giallo del fumetto Nero è, infatti, talmente
stupefacente che occorreva sottolineare come fosse davvero eccezionale e, per
farlo, era necessario ricordare il suo background. Infatti, Guerra, soprattutto
dopo 13, ennesimo capolavoro che la presenza di tanti personaggi e autori
rende particolarmente importante, avrebbe potuto prendersi un’annata di rendita.
Magari un volume di Pin-Ups, sempre apprezzabile, sia chiaro, ma meno
impegnativo dal punto di vista del coordinamento con gli sceneggiatori o cose
di questo tipo. Invece Il Giallo del fumetto Nero si presenta con ben
due trovate geniali che rendono assolutamente eccezionale anche questa nuova
uscita. Due, e non una, a testimonianza di come Guerra sia un autore che non si
risparmia mai ma, tutto quello che ha, lo mette nelle sue opere, senza speculazioni.
La prima idea geniale che troviamo nel nuovo lavoro di Guerra è l’uso dei fogli
di colore giallo. L’impatto delle tavole è notevole, il nero spicca come al
solito mentre l’uso delle sfumature di bianco permette di ottenere una sorta di
effetto mezzatinta che il giallo dello sfondo mantiene però sempre acceso,
adeguato supporto al testo raccontato. I disegni sono, come al solito,
strepitosi, la natura del racconto permette anche stavolta, come già nei precedenti
e in 13 in particolare, numerose pin-ups con i vari eroi e, ovviamente,
eroine, che Guerra interpreta da par suo. Indimenticabili, tra le altre, Venus,
Venus e ancora Venus –ehm, scusate l’entusiasmo– e poi Satanik, Zakimort, mentre
Kriminal e Diabolik –bellissima la sua doppia pagina dedicata a Milano– meritano
una nota speciale tra gli eroi maschili. Non manca Magenta, che è protagonista
della storia di finzione che si snoda tra le splash-pages dei personaggi neri
dell’epoca a cui è dedicato il libro; l’eroina più cool del terzo millennio
mette a referto anche stavolta alcune pose memorabili. C’è spazio anche per
Lucrezia, in particolare stato di grazia, anche perché la troviamo nel suo habitat
naturale, il palco di un night-club. Da segnalare, sempre dal punto di vista
grafico, la pagina iniziale che introduce la vicenda, con i manifesti
cinematografici che ambientano la storia negli anni Sessanta, con l’indimenticabile
Anita Ekberg in bella evidenza.
Ma, come accennato, le idee geniali ne Il Giallo
del fumetto Nero sono almeno due e la seconda di queste è il genere
del racconto. Il fumetto, come media, ha oltre cent’anni e, se guardiamo alla
produzione odierna, sembrerebbe davvero che le possibilità narrative siano pressocché
esaurite. Uscite originali ce ne sono sempre meno e si potrebbe azzardare che il
fumetto, almeno in Italia, sopravviva solo con le ristampe e le riproposizioni,
anche se spesso questi volumi vengono comprati per collezionismo e non per
lettura e fruizione vera e propria. La cosa non è triste, sia chiaro, perché non
c’è niente di male nell’alimentare la nostalgia per un passato che ormai non
esiste più, quello dell’età dell’oro del fumetto italiano, dal dopoguerra alla
fine degli anni Settanta del XX secolo. Anche Guerra non sfugge a questa
tendenza –già intuibile in passato nel suo approccio metalinguistico, evidente
in Dossier Magenta, ad esempio– con la differenza che l’autore toscano riesce
da un lato ad attualizzarla, esplorando vie, quelle del fetish, quasi inedite in
Italia –e nemmeno esaurite anche se ci poniamo a livello mondiale– mentre in
questa circostanza ha come ulteriore spunto geniale la brillante intuizione di
utilizzare la docufiction – anzi, la docu-graphic-novel per essere
precisi– per alimentare in modo legittimo e onesto la malinconia per il
passato. Più moderno di una mera ristampa, più avvincente di un saggio
divulgativo. Ma c’è di più. Il tributo ai personaggi dell’epoca d’oro del fumetto
nero italiano è così pienamente convincente soprattutto perché dalla matita dell’autore
toscano escono immagini inedite e nuove, frutto di un talento, di una passione
e di una dedizione, sconosciute alla maggior parte dei personaggi rivisitati. In
un panorama che raschia il barile dei ricordi per cercare di vendere qualcosa, Nik
Guerra è quasi un mago: prende il passato, lo nobilita con la sua arte, e,
attraverso l’utilizzo della docufiction, lo riattualizza. Che poi, pensando alla
magia che si respira nel suo stand, alimentata dalla sua arte ma anche dalle oniriche
creazioni di Cristina, vera Signora delle Arti Mistiche, si può togliere
tranquillamente il ‘quasi’.